Il Corpo dei Vigili del Fuoco di Malè nasce in concomitanza con la maggior parte dei corpi del Tirolo nel 1881. In quell’anno infatti fu infatti emanata dalla Regia Maestà di Francesco Giuseppe I la legge con la quale veniva emesso un regolamento di polizia sugli incendi e dei pompieri.
Da questo momento quindi i gruppi spontanei di persone esistenti fino a quel momento (se ne trovano notizie nel circondario di Malè fin dalla seconda metà del 1800) e che mettevano a disposizione la propria opera nella prevenzione e repressione degli incendi, acquisiscono la dignità e i privilegi di corpo di polizia.
La legge impone inoltre l’osservanza di rigide norme in materia di prevenzione degli incendi, fornisce gli strumenti per la gestione e il reclutamento di personale durante un incendio e conferisce all’allora Capocomune (oggi Sindaco) la supervisione della materia.
Il corpo dei Vigili del Fuoco di Malè si dotò di uno statuto proprio nell’anno 1887, come consentito dalla legge del 1881. Il documento approvato dalla rappresentanza comunale si compone di 38 paragrafi, divisi in tre capitoli. Nello statuto sono specificati doveri e diritti del pompiere e del corpo, la gerarchia e la nomina delle cariche, gli oneri e le competenze del corpo. E’ da notare che tra lo statuto di allora e il presente non si notano sostanziali differenze, se non quelle imposte dal tempo e dalla vita d’oggi.
Molti sono stati gli incendi, le calamità e i servizi durante i quali il corpo fu chiamato a svolgere i propri compiti, basti ricordare che oltre all’indispensabile compito di controllo dei camini nella prevenzione degli incendi, a partire dal 1888 il corpo si assunse anche l’onere di vigilanza notturna contro il vaiolo e sono menzionati i preziosi contributi nelle inondazioni del 1882, 1885 e 1889.
L’evento più straordinario che il corpo fu chiamato a far fronte e che rappresenta la maggior calamità della recente storia maletana, fu il grande incendio del 24 luglio 1892 che in poche ore distrusse gran parte dell’abitato di Malè. Nelle cronache del tempo è descritta una situazione disperata: ottanta case distrutte, novecento persone sfollate, masserizie, provviste e foraggi tutto perduto.
La vastità della sciagura aveva prodotto un tale eco che l’angosciato appello di aiuto che la comunità maletana rivolse ovunque trovò presto ascolto fra signori ed umili che si attivarono ben presto per porre aiuto alla comunità.
Si conta purtroppo la prima vittima tra i pompieri: Angeli Giovanni di Croviana accorso a prestare la sua opera di soccorso in Malè. Tuttavia è straordinario che fiamme di tale intensità non abbiano mietuto vittime tra la popolazione civile. Le cronache storiche sono tutte concordi nel sostenere che questo lo si deve al fatto che la sciagura si sviluppò di giorno, mentre la gente era in chiesa e quindi lontana dalle abitazioni.
In questa calamità, ben superiore alle forze ed attrezzature del tempo, il corpo di Malè, così come i corpi accorsi a prestare aiuto, svolse un opera di straordinaria efficacia prima cercando di limitare in qualche modo il danno a persone e cose, poi esplicando un azione di assistenza agli sfollati e nell’impostazione della ricostruzione.
Nei decenni successivi a quest’episodio catastrofico, si registra una grande attività del corpo, nello spegnimento degli incendi di minore gravità nel paese e nella Valle, nella gestione delle varie situazioni di pericolo e per lo svolgimento della preziosa opera di prevenzione degli incendi. Non di minore importanza è il servizio di vigilanza notturna durante le fiere di S.Matteo S.Simone e del Bosco, occasioni particolarmente importanti per il paese e la Valle.
L’inizio della Grande Guerra decretò la sospensione delle attività del corpo, in quanto sprovvisto di componenti allorché tutti gli uomini validi furono chiamati al fronte. Per fortuna dalla guerra tornarono pressoché tutti gli appartenenti al corpo, che fu ricostituito negli anni successivi.
In questi anni si registra purtroppo una seconda vittima tra i pompieri della Valle venuti a dare soccorso in Malè per lo spegnimento di un incendio. Martinelli Antonio accorso da Dimaro perì nel 1923, durante le fiamme che devastarono alcune abitazioni nei pressi della pieve del paese.
Nell’anno 1925 termina un epoca dell’istituzione in conseguenza del nuovo assetto politico del paese e della successione dall’ordinamento giuridico austriaco a quello italiano, con conseguente privazione delle libertà statutarie e di gestione a favore di una nuova politica di accentramento del potere. Tuttavia l’anima del corpo venne ben poco intaccata dalla nuova situazione politica: le mansioni venivano svolte nella stessa maniera e con il medesimo spirito di sussistenza precedente e l’organico venne ampliato grazie all’annessione dei corpi di Croviana Arnago Terzolas e Magras.
Il 1930 è ricordato come l’anno più funesto nella storia del corpo di Malè, l’anno in cui il pompiere maletano Pombeni Lino perse la vita nell’incendio di Ceresè, un piccolo paese della Val di Rabbi.
Il progresso tecnologico che cominciava a prender piede in quegli anni, ben presto raggiunse il corpo dei pompieri di Malè. Nell’anno 1932 e 1933 infatti fu acquistata la prima motopompa della Valle e la prima autovettura del corpo che rivoluzionò completamente qualità e prontezza d’intervento dei pompieri, che fino ad allora erano costretti ad utilizzare pompe idrauliche azionate dalla forza delle braccia e a trasportarle mediante cavalli.
Con l’acquisto della prima motopompa e della prima autovettura si apre un’era, che si protrae sin ai giorni nostri e che è destinata a durare nel tempo, di rinnovamento tecnologico e di conseguente miglioramento dei risultati di intervento.
Durante la seconda guerra mondiale il corpo venne privato di molti vigili che furono chiamati alle armi; quelli rimasti in paese continuarono a svolgere le proprie mansioni con lo spirito di sempre.
Al termine della guerra, con l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana e la creazione degli statuti delle regioni a statuto speciale, il corpo, così come gli altri corpi del Trentino Alto Adige, vede ripristinata la propria appartenenza comunale con la legge regionale n°24 del 1954 successivamente ampliata e modificata.
on la legge regionale n°17 del 2 settembre 1978 il servizio antincendi della regione è dotato di un nuovo regolamento in base all’art.63 della IV Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949.
Gli interventi a cui è stato chiamato a prestare servizio negli ultimi decenni sono innumerevoli e accanto al primario scopo con cui è nato, cioè la difesa in caso di incendio, si sono affiancate altre situazioni di pericolo in cui il vigile del fuoco è sempre presente che vanno dall’incidente stradale, al soccorso di persona, agli eventi e calamità naturali fin quasi a sfiorare la sfera del primo soccorso sanitario.
Questo presuppone una grande preparazione tecnica di ogni vigile sulle metodologie di intervento in molti ambiti operativi. Il costante impegno, l’aggiornamento fornito dai corsi specifici e le numerose ore dedicate alle esercitazioni, sono gli ingredienti necessari per garantire un servizio di soccorso di alta qualità 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.